mini

oggi ho incrociato un fior di ragazza in minigonna.
oh, ma minigonna minigonna: proprio una minigonna!
minigonna, e dai…
quella del mettiamo fiori nei nostri cannoni
con le camice a fiori
con tutti quei colori dei figli dei fiori
e tutti quei fiori per pararti dalle pietre che ti tiravano da tutte le parti.
quella della nuova dea immaginazione
delle magliette psichedeliche e di auuhhhhmmmmmmmmmmmmmmm………
e dei pantaloni di velluto nero a costine stretti stretti e le calze arancioni o verde mela e la camicia tipo carta crespa con tutti i colori dell’iride
quella dell’amore universale, libero, liberato e gioioso, la pace totale, tutti fratelli, pace, pace, pis pis lov lov
quella del miraggio inghilterra, della zazzera e le zeppe
quella che si va a spasso sulla luna e nel 2000 non ci saranno più guerre e fame e le auto non avranno le ruote e le case saranno come quelle dei pronipoti e 4 a 3 ai crucchi
quella che ma che colpa abbiamo noi
quella che puoi dire quello che vuoi basta che lo dici
puoi fare quel che vuoi basta che lo fai
basta che c’è amore. ammore. ammmore, ammmmore…..
insomma:
una minigonna!

 

 
il mio amico in london all’epoca dei misfatti

mmh!

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mmh!

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che tempi!

televisore acceso come sfondosottofondo…
chi come cosa non so, ma ad un tratto una frase mi acchiappa, lui dice:
“partirò, vado ad ovest”.
un cow boy con tanto di bisacce e sella a tracolla.
“c’è un treno?” “sì”, risponde l’altro, “c’è un treno che parte ogni settimana”.
“allora addio…”
mi ritorno, mentre monta dentro l’affascinazione per un’epoca in cui si partiva per un non meglio identificato “ovest” con un treno che passa una volta a settimana, senza sapere in che giorno e… chissà dov’è la stazione!
tempo al tempo! tanto c’è un ovest per tutti, con un treno che prima o poi passa a prenderti in una stazione che non si sa dov’è, ma c’è e sta qui intorno.
ed allora partirò, verso il sole.
no: il tramonto! a ovest.
allora l’eldorado. vabbè!?

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giulia

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giulia

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fantastorie

– dati:
esistono due civiltà: la civiltà A e la civiltà B.
la civiltà A è tecnologicamente, finanziariamente e commercialmente sviluppata, moralmente zoppicante.
la civiltà B è ritorta su sé stessa, arretrata, ma di numerosissima popolazione, moralmente poco conosciuta e materialmente indigente.
A sfoggia il suo benessere a B.
B vede il benessere di A, dalla sua apparenza è affascinata e ad essa ambirebbe.
A non si interessa a B altro che per le materie prime che da essa provengono e per la possibilità di ottenere le stesse al minor prezzo possibile.
anche la monodopera è materia prima.
anche il territorio e le leggi che lo governano sono materia prima.
B potrebbe essere un mercato, ma non è sufficientemente ricca per poter acquistare da A.

– svolgimento:
A scopre di poter avere vantaggi finanziari passando dalla manodopera di A a quella di B.
A scopre di poter avere vantaggi dall’uso di territori e leggi di B.
lentamente prima, poi sempre più velocemente ed inesorabilmente, sposta la sua produzione in B.
a mano a mano la manodopera in A diminuisce di numero.
a mano a mano la manodopera in B aumenta di numero.
B si sostituisce ad A.

– mutazioni in B:
B diventa un mercato immenso per le attività di A sviluppate in B grazie al fatto che in B è nata prima una classe operaia, poi impiegatizia, dirigente, professionale… e man mano un mercato sempre più tecnologicamente, finanziariamente e commercialmente sviluppato.
anche il territorio e le leggi che governano B evolvono e meglio si forgiano a governare e proteggere B nella sua crescita.
le proprietà produttive di A in B vengono sempre più inglobate, digerite e metabolizzate da B.
alcune proprietà di A vengono contaminate, contagiate, acquistate da B.
altre iniziative nascono direttamente in B per la cultura specifica ormai appresa e posseduta a tutti i livelli.

– mutazioni in A:
la classe operaia di A viene integrata con elementi di B al fine di abbassarne il costo.
si genera la prima disoccupazione proveniente dalla classe operaia di A resa esuberante dai B.
alcune produzioni di A si spostano nei territori di B.
si genera ulteriore disoccupazione.
il potere di acquisto della “base produttiva” diminuisce.
la domanda decresce in quantità e valore, l’offerta è inevasa, l’intero mercato si contrae.
intere strutture produttive si spostano da A a B (14.000 dal nordest alla romania).
infrastrutture e zone artigiane/industriali divengono periferie abbandonate.
anche le classi impiegatizie e dirigenziali soffrono moltissimo e si contraggono significativamente in numero generando una disoccupazione che cresce in modo esponenziale.
la classe proprietaria tende a rimanere nei suoi “castelli dorati” e protettissimi.
il potere di acquisto della “base produttiva” crolla.
l’offerta di A su A è ormai improponibile e l’offerta tende a provenire da B a prezzi bassissimi.
i prezzi bassissimi delle merci provenienti da B riducono ulteriormente il circolo dei beni prodotti in A.
ulteriori produttori in A decidono d’emigrare o di chiudere.
i beni immobiliari di A vengono acquistati dai B: prima una cantina, poi il negozio, poi il capannone, poi il palazzo…
la società di A è stravolta e sempre più ingovernabile, oppressa da lugubri presagi di rivoluzioni e/o guerre civili.
le bande di quartiere diventano la nuova malavita criminosa (mafia e consimili si sono trasferiti in B) e si impossessano definitivamente del territorio.
i poverissimi, i "barboni", sono ormai decine di milioni.
i centri direzionali sono “assediati” dal degrado, dalla rabbia e dalla disperazione.
gli ultimi imprenditori trasferiscono le loro attività in B, dove ormai l’intera società e diventata “società civile” secondo la definizione che fu di A.
la classe proprietaria opta per il trasloco dai “vecchi castelli” di A ai nuovi e sfavillanti centri direzionali di B, fatti di grattacieli, luci, lusso sfrenato, banche potentissime… per esempio shangai? o hong kong?…
gli acquisti di B in A continuano, a prezzi sempre più bassi quando non per pura e semplice acquisizione de factu e anche il… colosseo cambia padrone.

– conclusione:
è un semplice cambio di civiltà.
è successo tante volte: son finiti gli assiri e i babilonesi, e l’antico egitto, e i greci, i fenici, i romani, gli ndiani d’america, gli incas, gli aborigeni australiani… ed i barbari (che rispetto agli antichi romani siamo noi) diventano i nuovi padroni.
ora sembra proprio che tocchi a noi: all’occidente cristiano e industrial/commercial/capitalista …poco morale (come poco morali furono quasi tutte se non tutte le civiltà in prossimità del loro crollo).
e non è questione di secoli né di secondi, ma neanche di lustri: solo qualche anno.
ed accadrà di colpo, come un fallimento conseguente alla richiesta di rientro del debito (mostruoso il nostro).
la “storia” presenta il conto, non puoi pagare e crolla tutto.

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bolla – 2

la bolla ha un nucleo con un centro indefinito. tutta la bolla nasce e muore dal centro.
il gradiente è l’andamento di una grandezza rispetto ad un’altra, per i matematici: una derivata.
prendiamo due grandezze, per esempio… velocità e tempo: il gradiente della velocità in funzione del tempo è il modo in cui varia la velocità nel tempo; il gradiente del tempo in funzione della velocità (se la velocità aumenta il tempo rallenta, come ci disse l’immenso einstein) è il modo in cui varia la durata del tempo al variare della velocità.
oppure, prendiamo velocità e spazio ed i loro reciproci gradienti: come varia la velocità del vento che soffia a diverse quote? come varia lo spazio a diverse velocità (sempre einstein ci dice che s’incurva).
i matematici ci mettono dei paletti al gradiente, tipo che le grandezze devono essere reali, che lo spazio deve essere definito, che si parla di vettori… a me interessa l’idea interpretata e stravolta come piace a me, che poi: il prof. prouse mi disse: lei è interdetto all’apprendimento della matematica superiore! quindi sono libero.
io dico che si può andare oltre il “reale” e, per gioco?, indagare qualunque “grandezza” di qualunque tipo in qualunque relazione.
l’istinto di sopravvivenza diminuisce con l’età (col tempo, quindi)?
la perspicacia aumenta con la fantasia?
la capacità d’amare è massima quando nasco o quando muoio?
com’è l’autostima in funzione dell’autocoscienza?
la follia con l’intelligenza?
la follia con la demenza?
la demenza con l’intelligenza?
la pace con l’artrite?
la bolla è un punto di aggregazione di tutti gli infiniti raggi di tutte le infinite grandezze di tutti gli infiniti tipi ipotizzaili, esistenti o no nel creato (io non so cosa esiste e cosa no), e per ogni raggio con segno più c’è il suo opposto con segno meno ed ogni raggio è immerso ed influenzato fra e da tutti gli altri infiniti raggi.
c’è il vettore “+ qualcosa”? allora c’è anche il vettore “- la stessa cosa”.
c’è “+ amore” e c’è anche “- amore”; ci sono “+ odio” e “- odio”; “+ vivo” e “- vivo”; “+ morto” e “- morto”…
ogni raggio di una bolla è una grandezza o il suo contrario.
una grandezza è e basta e non c’entrano nulla realtà e irrealtà, materialità, spiritualità… nulla!
i raggi sono infiniti; le grandezze sono infinite.
ogni singolo raggio ha infiniti gradienti che ne descrivono il modo di variare, si potrebbe dire: di esistere.
gli infiniti gradienti sono la relazione fra un raggio e gli altri infiniti raggi.
e la somma degli infiniti raggi di una singola bolla è il creato, l’universo o l’infinito in quanto tale:
tutto (+infinito) e il contrario di tutto (-infinito) la cui somma potrebbe sembrare zero mentre invece non è né il +nulla né il –nulla ma un nuovo infinito senza segni, né + né -.
poi ci sono tutte le altre bolle: dei vivi, dei morti, forse dei nascituri, delle pietre, dei vulcani, dei delfini, di marte, della galassia che non conosciamo e dell’isola che non c’è… infinite bolle per infiniti universi infiniti…

(continua…)

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gavagai

io una volta camminavo saltellando (una volta molto tempo fa, quando ancora potevo balzellare senza subire l’onta del rimbalzo).
dunque saltellicchiavo quando ti entro nel campo ottico/visivo di un tale il quale, fra la quale, si accompagnava ad un locale, per la precisione: un monolocale.
m’indicò col dito appropriato e l’espressione invocatoria di chi nacquè non a viver come bruto, che era un traditore, ma come il re sole che tutto illuminava col suo dito (l’indice, per la precisione e visto che, per l’appunto, indicava); cioe un uomo illuminato e illuminante, un raggio d’uva vivente, un uomo potente: un illuministro.
il monolocale era femmina e quindi: una monalocale.
il tale sembrava che non lo seppe, ma lo sapeva, lo sapeva… ehh se lo sapeva.
e si vedeva!
ma questa è un’altra storia, una praivasistori in americano, in italiano una spaghettata di cazzi altrui.
beh, gli americani sono più raffinati.
la monalocale stripirlò di maraviglia e balbettò: “ga… va… ga… iii…”.
non l’avesse mai fatto! era in cinta di pantaloni e camicetta blù e si spaventò a morte per quell’indicazione: un’azione da mascalzone.
gavache!?? disse il tal illumnistro.
gai, la monalocale.
is inglisc?
ies, for chiulattecchiouni.
smorzo il balzello e cammino disinvolto, leggermente stravolto e un po’ mi volto per spiare il di loro volto e capire il risvolto di quel gavavvolto ignoto e stolto a me rivolto.
forse dice a me! per via della coda?… ignaro mi aggiustai il cappello di paglia, accesi una paglia, controllai il vaglia della taglia sulla quaglia che si squaglia se non raglia quando sbaglia ma sbadiglia se ti piglia con la biglia la quisquiglia alle ciglia della base della chiglia di una triglia madre e figlia che ti abbaglia ti sparpaglia ti cucina aglia e oglia glia glia glia glia glia glia glia glia glia glia glia gliecchecazz!
scusate.
gavagaiiii ri peta la monalocale.
la situazione cominciava a puzzarmi quando odo un fruscio di trombe alle mie spalle.
meno male, penso: pensa s’era alle palle!!
è sera a valle.
attenzione: anche il fruscio balzella!
bal zel zal zic zac til tel la li su giù qui qua tic tac sal…. fruuusc
non c’è più.
il tale dice: puu (con pronuncia infantile).
gavagai, ribattè bisbetica a mente la monalocale senza lasciar sfuggire un singolo suono.
anch’io pensai: ma gavagai! e saltellai; e m’allontanai togliendomi dai guai: mi dileguai.
mi rintanai, poi mi sfamai, mi ma… no, questo no! m’addormentai e poi sognai:
il gavagai!

gavaga anche tu!

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bolla – 1

allora, adesso voglio affrontare il tema della bolla, perché m’intriga.
però, poiché non sono un tipo preciso e volitivo, non mi sono preparato e così parto alla carlona e svilupperò man mano.
ci si potrebbe chiedere il perché di questa mia velleità… non lo so, è che mi domando sempre com’è che sono qui e questo straparlare è un modo per cercare di descrivere, disegnandola in modo fantastico, a me stesso la mia vita, cioè la vita.
che pretesa! tanto non si può capire: mica sono dio.
ma io mi accontento di una storia fantastica, come un bimbo, prima di addormentarmi per sempre.
prima di affrontare l’intimità del tema occorre chiarire il concetto di “bolla” nell’improvvida accezione, utilizzata nel presente trattatello, per la metaforica descrizione di una vita possibile.
già: la vita possibile.
oh, se uno si sente le bolle che non ce la fanno più, molla e amici come prima, d’accordo?
la vita possibile, dunque: già l’affrontai con quadretti (qui il gruppetto), poi con questa improbabile teoria che li spiegava (a posteriori), anzi no, il primo tentativo dev’essere proprio quel disegno marroncino qui sotto… insomma,: a me mi piace! vabbè?
e sottolineo il mi.
quindi bolla! bella bolla e niente balle.
non come la bolla di sapone (che pure potrà essere utile come rappresentazione fisica) che però sembra così vicina alla metafora della vita, per la sua vita: coi riflessi dell’arcobaleno, effimera come la nostra e concludentesi con un piccolo, innocuo e discreto: pluff! casca una gocciolina a terra, evapora e… più nulla.
la mia bolla è più una bolla di luce e non ha una pelle fisica, come la bolla di sapone, ma ha una pelle, diciamo così, luogo del sensibile.
una pelle che è il limite sopra il quale c’è una grandezza che non so “misurare” e sotto il quale c’è la stessa grandezza che però so “misurare”.
se fosse luce la pelle dividerebbe lo spazio in due parti: una in cui la luce è abbastanza ed una in cui la luce non è abbastanza.
a far che? beh, vedremo.

(continua…)

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