rosso

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Si sta come, d’autunno, sugli alberi, le foglie.

sole!

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bipartizan

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fred

devo smettere, devo disintossicarmi!
anche perché ormai mi fa male, al cervello e ai sentimenti.
annozero e report mi stanno spezzando, già ampiamente piegato da tutti gli altri.
durante l’ultimo annozero ad un certo punto mi pareva che il più normale, il meno finto, il più… (oddio!) onesto: fosse cuffaro!!
ma ti rendi conto? ma mi rendo conto?
il senso che mi viene da tutti questi reportage, il moto che mi nasce dentro, è di cominciare a credere veramente che darsi al furto con scasso possa essere una sorta di forma di integrazione in quasta nostra sozza società.
non se ne salva uno!
e tutti quei fiumi di soldi distribuiti a destra e manca tra presunti manager e sicuri dirigenti falliti; consulenti insipienti e consulenze inesistenti; tonnellate di tonnellate di spazzatura e bassolino che sembra cantare “e io fra di voi…” ai sacchi di monnezza; ponti di cemento armato che crollano e ponti d’oro a chi li ha costruiti; ministri, finanziarie, buchi, indulti… l’autista di totò riina che dice che lui è solo un lavoratore onesto, deve tenersi buono il lavoro che è un padre di famiglia, che il lavoro l’ha ottenuto onestamente, che lui guida, lo accompagna ma… non spara!
e spara. e spara! SPARA!!!
eri piccolo, ma piccolo, piccolo!… così.

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colori

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empasse

il francese non lo so, ma fa figo.
secondo me, per me, a me mi fa figo.
tanto per togliermi da quella stellina…

un po’ c’ho fretta, un po’ non c’ho idee, un po’ non so…

certezze non ne ho avute mai
le uniche certezze che ho sono quelle dei miei sbagli, dell’aver "fatto" lo sbaglio concreto, non d’aver "pensato" in un modo sbagliato.
per esempio adesso non penso che potrebbe essere sbagliato il modo in cui penso e quel che penso (spiralando ad libitum) ma al più potrebbe essere sbagliato quello che scrivo e il perchè lo scrivo mentre quel che penso non è giusto o sbagliato ma solo conseguenza del mio esistere.
per il semplice fatto che esisto prima o poi dovrò pur partorire un pensierino! e quello non è giusto o sbagliato ma solo figlio del mio esistere… in un contesto, naturalmente: sole, terra, madre. padre. ggente, temperature, clima, salute, soldi… ma anche in un miracolo: e qui non so che dire… dio? allah? visnù? tutti insieme? universo piatto? tondo? a fiorellini?…
generalizzando penso che si possano aver certezze sul verbo "fare" ma non sul verbo "esistere".
adesso potrei dire che quindi sarebbe meglio dare priorità allo spirito piuttosto che alla carne, all’essere che all’apparire ecc. ecc. ma questo fare (scrivere) sarebbe fortemente soggetto a sbagli mentre quel che penso manco lo so bene nemmeno io cos’è.

certezze non ne ho avute mai
le uniche certezze che ho sono quelle dei miei sbagli

c’era una canzone di carly simon che mi piaceva tanto e diceva:
this is dedicated to the one I love
this is dedicated to the one I love
this is dedicated to the one I love
this is dedicateeeeeed  to… lei e lui 

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stellina

senza menarla tanto, ho venduto (vorrei dire sto vendendo ma sai com’è la scaramanzia) alcuni quadri con ebay. beh, una venticinquina in circa un mese! sono tutti qui, i venduti.
prezzi modici, sia chiaro, ma la cosa mi da una soddisfazione enorme.
queste persone non mi conoscono, con me non hanno scambio alcuno e quindi comperano proprio il mio quadro e null’altro!
fino ad ora ho sempre avuto una grande difficoltà a vendere i miei quadri anche se è successo più volte e a prezzi dieci/venti volte tanto ma gli acquirenti mi conoscevano e io non capivo se comperavano il quadro per il quadro, quanto c’entrava il conoscersi, quanto compravano da me perché ero io che li “ispiravo” e non quello che facevo. e poi la domanda: “quanto costa?” e una voglia di fuggire immediatamente o risposte assurde del tipo “parecchio” oppure “te lo regalo”.
la conclusione è che venduto il quadro non son più riuscito a mantenere rapporti cordiali col compratore, potrei dire mai: talora mi son comportato in modi inspiegabili a me stesso e di cui ancor oggi mi vergogno, oppure mi sono negato a qualsiasi contatto e comunque ho maturato un senso di sospetto e di fastidio ingiustificabili nei confronti di persone degne e rispettabili.
come se loro potessero pretendere qualcosa da me solo perché mi avevano comprato un quadro; il tutto nella mia testa poiché mai si è manifestata tale evenienza.
e poi mostre e gallerie, faticose ed inappaganti esperienze dove mi sono sempre sentito il pollo da spennare o il matto alla berlina più che un onesto artigiano (naturalmente è una sensazione assolutamente personale che non generalizzo nei confronti di chicchesia).
ma io questo voglio fare da una vita, quadri, disegni… anche canzonette e voglio riuscire a campare solo con loro.
ed ora devo riuscirci!
così questa soluzione di ebay mi risulta fantastica! faccio il quadro, lo fotografo, lo metto all’asta e, se qualche volta lo vendo, le spedisco. fine! niente trattativa, niente domande, niente spiegazioni: ma lei cosa pensava? lei cosa ci vede? perché questo, perché quello, cos’è la verità, chi è un artista, anche io… mio fratello… conosco uno… lei ci fa… lei ci è… e niente complimenti che sono la cosa per me più tremendamente imbarazzante e che mi impegno immediatamente a demolire a costo d’essere sgradevole (non so perché) ma che pure desidero così profondamente (lo so, lo so!).
insomma! sono moltissimo contento.
ora, questa è solo una esternazione da blog e null’altro ma se mai mai ti venisse in mente di comprarlo pure tu un quadro mio per favore fallo con un nick anonimo, irriconoscibile e non dirmelo mai che alla vostra amicizia ci tengo!
ah, la stellina. ai primi dieci feedback positivi conquisti la prima stellina: gialla!

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starting over

ho fatto un po’ d’ordine nel mio blog.
ho risistemato le categorie (tags per gli adepti), ho ripristinato un paio di collegamenti a immagini che si erano perse e… basta, mi sono riletta qualcuna delle fesserie che ho partorito; qualche foto è proprio bella; qualche, pochi, pensierino è fin poetico.
ho reincontrato bloggers ora dispersi o spersi, addirittura morti… pace a loro, e quelli vivi in tutti i sensi.
insomma uno sguardo all’indietro, come quando metti in ordine fra le tue cose casalinghe e ti ritrovi fra le mani gli oggetti più disparati: ah, questo me lo ha dato il mio amico, la foto del primo amore, il primo ellepì dei beatles, quello delle orme, questo era di mamma…
adesso vorrei andare avanti e vorrei dire di nuove esperienze ma ho il timore che appaia come pubblicità: non come un vantarsi ma proprio come pubblicità del tipo “compra questo!” anche perché la mia intenzione non sarebbe affatto quella.
ora, non vorrei trasghedire il culetto (anzi nemmeno una natichetta!) del bon ton blogastico, o blogoso, bloggistico, bloggevole, bloggale, bloggifero… insomma: mi sono spiegato?
accetto suggerimenti.

il titolo l’ho preso da qui:

Our life together is so precious together
We have grown, we have grown
Although our love is still special
Let’s take a chance and fly away somewhere alone

It’s been too long since we took the time
No-one’s to blame, I know time flies so quickly
But when I see you darling
It’s like we both are falling in love again
It’ll be just like starting over, starting over

Everyday we used to make it love
Why can’t we be making love nice and easy
It’s time to spread our wings and fly
Don’t let another day go by my love
It’ll be just like starting over, starting over

Why don’t we take off alone
Take a trip somewhere far, far away
We’ll be together all alone again
Like we used to in the early days
Well, well, well darling

It’s been too long since we took the time
No-one’s to blame, I know time flies so quickly
But when I see you darling
It’s like we both are falling in love again
It’ll be just like starting over, starting over

Our life together is so precious together
We have grown, we have grown
Although our love is still special
Let’s take a chance and fly away somewhere

occhei?
ciao.

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sogno nr 3

qualcuno abita nella casa di via castello, che fu la casa della mia giovinezza, dalla seconda media alla maturità.
allora io ci torno ed entro mentre non c’è nessuno.
come se nulla fosse entro in una stanza ed apro la mia valigia cominciando a sistemare delle cose, come fossi dietro un banchetto.
poi arrivano due donne di mezza età, probabilmente vestite di nero, che aprono la porta di casa, mi vedono e si spaventano tantissimo.
io cerco di calmarle dicendo loro: sono io, sono l.p., prima abitavo qui, non spaventatevi… e loro si calmano, come se si rendessero conto della normalità della cosa.
poi arrivano altri ed io sono sempre dietro sto banchetto con quelle cosucce.
sono molto evidenti, nel sogno, le porte finestre con quei balconcini piccoli (ci si sta in due) e rotondi e le ringhiere in ferro battuto, a non più di un metro dalla soglia della porta finestra, che nelle giornate di nebbia diventavano invisibili e semprava di abitare tra le nuvole.
e fuori il cavalcavia con pierluigi che ogni mattina passava per andare a scuola, mi faceva segno, io sempre in ritardo… e le giornate di sole, la luce che inondava la cucina, mia madre che cucinava, cianni, le insalate di patate lesse…
ormai è ora di cena, o pranzo?, e io mi preparo e non so come, quasi con un gesto magico, mi metto addosso un completino con camicia azzurro chiaro e pantaloni e gilet dorati, ma così dorati che sberluscicano ed anche io mi sento… risplendente.
mi accorgo che i nuovi padroni di casa, i miei ospiti, hanno vestiti poveri e le mani segnate, sporche, le unghie nere.
sento il disagio del mio abitino principesco e penso/agisco per mimetizzarlo, almeno spegnerlo da quei luccichii… non so che fare.

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