eh…

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il fascino

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pasquetta

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pasquetta

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noi non ci saremo…

talora dipingo sulla via delle macchie di Hermann Rorschach.
così compongo un quadro scegliendo e selezionando i colori a seconda di un sentimento, di uno stato d’animo che in quel momento sento e dispongo quegli stessi colori sulla tela a seconda di contrappesi che mi diano la sensazione dell’equilibrio dell’insieme.
poi aspetto che il tutto si asciughi ed asciugandosi i colori si infiltrano fra loro e migrano sulla tela a seconda delle pendenze di quest’ultima. seguo questa fase bagnando i colori con un aspersorio o inclinando la tela da un lato o dall’altro affinchè l’insieme mi “corrisponda”.
il giorno dopo, o alcuni giorni dopo, riguardo il quadro e cerco in quell’agglomerato di colori un senso, il senso che forse io volevo esporre.
in questo quadro, “via di qui”, ci vedo un fuoco sacro, un paesaggio all’unisono invaso dalla passione bruciante e dalla lava che distrugge, i fumi infernali ed il germe della rinascita.
lo spettacolo è fantastico ma l’aria sulfurea è irrespirabile.
forse bisogna lasciare, rinunciare a questa allucinazione dai colori forti e violenti che presto ridurranno tutto in cenere.
la cenere rigenererà, ma noi non ci saremo.
“vedremo soltanto una sfera di fuoco  più grande del sole, più vasta del mondo, nemmeno un grido risuonerà… solo il silenzio come un sudario si stenderà  fra il cielo e la terra per mille secoli almeno ma noi non ci saremo…
e dai boschi e dal mare ritorna la vita e ancora il mondo percorrerà gli spazi di sempre per mille secoli almeno, ma noi non ci saremo…”
(i nomadi – 1967)
e allora ci ho messo un piccolo gabbiano bianco, in alto a destra, ormai già lontano sulla rotta di un celeste che riappacifichi e doni la speranza.
ancora una volta è una ricerca della verità? o una rinuncia ad affrontare la verità?
c’è qualcosa di misterioso ed inspiegabile nella vita: forse la morte, forse la vita stessa. c’è qualcosa di misterioso che ci guida possedendoci: forse un dio, forse un super io.
l’ipotesi di raggiungere la conoscenza altrove dalla vita, di dover rinunciare alla vita per ritrovarsi in vita, ed il nulla delle parole che ora sto scrivendo qui.

mai speis, ma proprio mai!

piccola fuga in un bicchier d’acqua

oggi mi e successa una cosa strana.
sono uscito per andare a comperare le sigarette, in auto, e mi sono diretto verso aurisina dove però ho trovato chiuso il bar-tabaccheria.
un momento di riflessione e decido per un altro bar-tabaccheria a santa croce, un paio di chilometri più in la.
quel bar si trova subito all’interno della strada provinciale, sulla destra, alla congiunzione di due strade, una che dalla provinciale sale fino al piazzale dove c’è il bar per poi continuare verso l’abitato, l’altra che dal bar torna, scendendo verso destra, alla provinciale lasciando sulla sinistra la prima, quella da cui si arriva, che è senso unico solo a salire.
il bar dista dalla provinciale al massimo cinquanta metri.
arrivo, compero, riparto e… non so come, non so perché dopo venti metri mi ritrovo a non riconoscere più il posto in cui sono.
ma come? svolto di qui, no di là, vado un po’ avanti, cerco di tornare indietro, senza riuscirci: stradine sterrate, un nucleo di casette, bosco intorno… tutto assolutamente sconosciuto, nemmeno un’anima viva.
sono sceso dall’auto, mi sono guardato intorno con un senso di smarrimanto, di estraneazione: assurdo!
sono a cinque o sei chilometri da casa in un territorio che ho pattugliato palmo a palmo a piedi, in moto, in auto e mi sembra d’essere su marte, in un altro spazio, in un’altra dimensione!
poi ho sentito motori d’auto, ho ripreso la via in quella direzione, sono giunto ad una strada grandina che non ho riconosciuto, l’ho imboccata: da qualche parte andrà, mi son detto.
poche centinaia di metri ed ho riconosciuto una casa: ero di nuovo sulla provinciale, ma nella direzione opposta.

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