ormai l’ho capito: nella foresta della vita io sono una gazzella! belle le gazzelle, con quel musetto umido e gli occhioni languidi; ti viene da accarezzarle sulla fronte e offrirgli un ciuffetto d’erba con la mano aperta a contatto con la bocca e magari pensi che allo spiedo devono essere veramente saporite.
la gazzella ha bisogno di poco: un po’ d’erbetta, qualche gemma, foglioline verdi e un ruscelletto per bere e se c’è carestia si adatta all’erba secca, alle cortecce, ai rametti legnosi e rinsecchiti e riesce a bere fango. certo non ha molta autonomia, non può fare 1000 chilometri in cerca di un pascolo ben innaffiato ma non si lamenta, non aggredisce i suoi simili, si accovaccia e si lascia morire. il suo unico istinto, l’unico riflesso condizionato, è la fuga.
appena c’è uno scricchiolio sospetto: via! la fuga. anche se lo scricchiolio non è sospetto. anche senza scricchiolio, così, per allenamento.
però anche nella fuga è gioiosa e leggera, scappa a saltelli pari sulle quattro zampe, proprio “zompetta” vispa e soddisfatta dei suoi riflessi pronti. tump, tump, tump e si guarda intorno come a dire “mi volevi fregare, eh?”. anche se non c’è nessuno. anche se l’aria è immobile nella savana, la luce accecante, il sole alto, l’orizzonte infinito.
poi capita che si trovi a guardarsi intorno da una piccola altura e all’improvviso abbia un sussulto, un sobbalzo, in assenza di scricchiolii. niente fuga immediata: non c’è lo scricchiolio.
è un leone! quello laggiù è “il leone”.
la gazzella è al sicuro: ci sono arbusti che la mascherano, è sottovento e controsole e non può essere “sentita” dal leone.
certo il leone oh!
non ha un musetto umido ma fauci insanguinate, non ha occhioni languidi ma uno sguardo fiero e assassino, non scappa per riflesso condizionato ma attacca, aggredisce. vuole tutto per lui: carne fresca ogni giorno, tutte le leonesse, la prateria, il lago e i fiumi tutt’intorno.
niente carezze e non t’azzarderesti mai a mettergli una mano sotto la bocca per offrirgli un filetto conad prima scelta che sei certo che lui si mangia la mano e anche che, se gli dai una mano, si prende il braccio e poi tutto il resto e comunque, anche se la mano non gliela dai tu, se la prende lui con annessi e connessi: stare alla larga!
e allo spiedo che sapore avrà? nessuno mangia i leoni. non ho mai visto un documentario national geographic dove pigmei o watussi o intermedi fossero intenti a cucinarsi un leone.
gazzelle sì! a iosa, quante ne vuoi.
gazzelle vive nell’aia fra le capanne, appena uccise, uccise da un po’, da scuoiare, già scuoiate, macellate, appese, disossate, a macerare, appena cotte, in salmì, una scottata e via… quante ne vuoi.
i leoni no! in una gabbia impazziscono e se li tieni in giardino divorano tutto, anche te, e poi tornano re nella foresta. non si accontentano mai, lottano per tutto, sfidano chiunque fino alla morte e senza mai arrendersi.
la gazzella sta sulla collinetta, al sicuro, seduta comoda con una birretta in mano, non fa spese pazze e nessun sogno tranne quello di scappare perché si sente braccata dai mille scricchiolii, ma solo perché è il suo unico istinto; oltre tutto non saprebbe nemmeno da cosa scappare se non che da sé stessa o dal suo istinto di scappare.
che poi, in questo regno animale, è un serpente che si morde la coda questo scappare dallo scappare perché lo scappare scappa anche mentre tu cerchi di scappargli e siccome tu scappi dal tuo scappare lui, il tuo scappare, ti sta sempre dietro appiccicato mentre tu cerchi di scappargli e così tu non riesci mai a scappargli, al tuo scappare. è chiaro?
insomma: vorrebbe essere un po’ leone, tante volte ha sperato che la mutazione potesse avvenire, così, per miracolo.
e invece no! altro che lorenz e il suo imprinting, freud e la sua mamma, jung e il supersuo e l’autorealizzazione del gabbiano jonhatan.
natura non facit saltus (le gazzelle sì) né si prende rischi.
serve una gazzella? ecco qua: gazzella! ma io volevo, pensavo, credevo, e se mi impegno? forse un domani?… no! tu sei gazzella e non rompere le palle: guarda la prateria nella tv, dalla collinetta protetta del tuo tinellino ikea.
che bel prato verde! anche un bel branco di leoni! la folla di gazzelle schiamazza ma poi a poco a poco ammutolisce. le belve si mostrano! è un calcio di rigore, una curva all’arrabbiata, una gigantesca americana che illumina l’incipit del concerto, un virtuosismo sulle punte, una poesia subliminante, un ec.quadro, un pensiero stupendo, l’amore e la passione rincorsi e conquistati in una lotta all’ultimo sangue, senza remore, senza paure, senza mai scappare, senza temere la sconfitta né la morte. roba da leoni!
ah se solo avessi l’un per cento di quei coraggi, di quelle spregiudicatezze, di quelle sfrontatezze, di quegli sprezzi del pericolo e della vita stessa!!
non sarei una gazzella, tutto qua.
sarebbe tutto un altro mondo, con problemi diversi e diverse prospettive; gli alberi sarebbero rossi o clù (proprio clù: è un colore che qui non esiste ma in quel mondo sì), il mare una grossa bolla e il cielo d’acqua, chissà!
un per cento in più… muflone! forse sarei un muflone. macazzo che schifo!!
scusi: per leone che percentuale in più ci vuole partendo da gazzella? jojo… vulevan savuar… sì, sì: da gazzella a leone. cane? no, guardi: cane non ci interessa…
avrei altro da dire ma adesso basta, devo scappare!