se premi l’aria

fugge e va lontano,
verso un luogo imperturbato
dove il clima sia sereno
e l’afflato sia placato.

se premi l’aria

tutta l’aria fugge via:
vento e furie a ululare,
tutto investe e porta via
nessun muro la può fermare.

se premi l’aria

porta nubi e nientemeno
forma vortici e uragani;
poi la luce arcobaleno
cura i danni e da un domani.

tu migrante che aria sei?
perché il vento s’è formato?
quanto ancora soffierai?
quale pace avrai trovato?

“non mi fermo” dice il vento
“brevi soste e pace mai.
‘la risposta è nel vento’
e questo, amico, già lo sai”.

anche io son stato vento,
io che non amo il vento.
mi agita, è un tormento
ma non si può fermare:

il vento.

vu cumprà e made in Italy

E’ indubitabile che un mondo senza accattonaggio di alcun tipo sarebbe meglio di quello che c’è ora; poi bisognerebbe vedere se si può fare, come fare e chi deve fare; escluderei comunque cannoneggiamenti e campi di concentramento e/o sterminio.
Ma che il problema della contraffazione del marchio “made in Italy” siano i “vu cumprà” … questo no, questa è una cazzata totale.
In primis bisognerebbe stabilire cosa vuol dire “made in Italy”.
Vuol dire che l’hai comperato in Italia? Che è stato imballato in Italia? Che è stato timbrato in Italia? Che è stato assemblato in Italia? Che le parti assemblate erano state prodotte in Italia? Con materie prime fatte in Italia? Che vuol dire “made in Italy”?
Attenzione: un prodotto è una cosa complessa.
Se, PER ESEMPIO, ti venisse in mente un vino tieni conto di tutto quello che ci sta dietro e intorno: dietro ci stanno le viti, i trattori, la nafta, il verde rame (se si usa ancora), le botti, la manodopera; intorno ci sta la bottiglia e l’imbottigliamento, l’etichetta, l’imballaggio, il trasporto, il negozio che lo vende, l’arredamento del negozio che lo vende, la manodopera… e poi c’è l’amministrazione, la carta, i computer, l’energia e la manodopera.
Fatto 100 il prezzo di vendita di quel vino mettiamo che 20 sia il margine di utile per la proprietà (è italiana? quei soldi restano in Italia?) e 80 il costo di produzione e commercializzazione.
Secondo me quel vino è italiano nella stessa misura in cui quegli 80 di costo sono stati spesi per materie prime, macchinari, prodotti ausiliari, servizi e manodopera italiani.
Se, PER ESEMPIO, le viti stessero su una bella collina italiana ma fossero state comperate in Australia, lavorate con macchine tedesche, trattate con prodotti americani, manipolate da immigrati regolari o clandestini sottopagati e non cittadini stanziali italiani (porteranno il reddito all’estero), vinificate in cisterne francesi, imbottigliate in bottiglie slovene con etichette ceche, lavorate con energia ucraina, trasportate da camion russi e vendute da commessi inglesi in negozi con arredamento cinese… di quegli 80 di italiano cosa ci sarebbe e in Italia cosa resterebbe?
Quel vino, SEMPRE PER ESEMPIO, sarebbe “made in Italy” per questioni orografiche, per aver preso aria e sole sulla bella collina, per averci sull’etichetta “o sole mio” ma certo non sarebbe per nulla italiano da un punto di vista economico e porterebbe una ricchezza quasi nulla al bel paese.
Ora ditemi un prodotto, un solo prodotto che secondo voi è “italiano al 100%”.
La Ferrari? Naaaaa!
E’ una male? Non lo so.
Ma si può fare un prodotto 100% italiano? Non lo so!
E allora?
E allora almeno smettiamo di dire cazzate, per favore. Facciamo piuttosto una bella e semplice legge che stabilisca una volta per tutte cosa vuol dire “made in Italy”. Poi ognuno produca come meglio crede, ci mancherebbe, ma se metti la bandierina tricolore sull’etichetta ci deve essere un significato univoco, chiaro e incontestabile.
Pizza Margherita con bandierina? Grano pugliese e non canadese, mulino umbro e non turco, trasporti lucani e non russi, mucche dell’Appennino e non degli Urali, mozzarella campana e non cagliata slovacca, pomodori siciliani e non cinesi, manodopera a contratto e non clandestina, basilico ligure e non olandese, pizzaiolo romagnolo e camerieri lombardo-veneti (si possono combinare tutte le regioni italiane a piacere): altrimenti “focaccia con latticini e pomodori” SENZA BANDIERINA!

sogno nr. 9: La startup e l’Orientale

Ho il progetto di un macchinario a forma di imbuto per la bonifica del mare da idrocarburi, fra dieci giorni costituisco una srl per la sua produzione e ho fatto un sogno.

La start-up e l’orientale

Ho dato il mio progetto ad uno scienziato/ricercatore/professore orientale affinché lo esamini e mi dia un parere. Oggi questo “Orientale” è tornato con il suo responso; è arrivato con un aereo militare, in un posto isolato, una specie di landa, e ad attenderlo ci siamo io e un comitato di accoglienza composto da alcune personalità. L’Orientale scende dalla scaletta dell’aereo e si avvicina; è vestito all’occidentale con giacca e cravatta, né casco né altro; ha una espressione dura con un leggero ghigno che vorrebbe essere un sorriso.

Sono meravigliato della situazione e vorrei vederla meglio: allora zummo indietro come con Google Earth e così mi appare il panorama: una landa, con questo aereo tipo U2 (aereo spia che – scopro mentre scrivo – si chiama Dragon Lady e ha nel nome qualcosa a che fare con l’oriente) con tutte le armi staccate dalle ali e ordinate a terra come nelle manifestazioni aeree; c’è un gruppetto di persone, fra cui io stesso, che ricevono l’Orientale. Il colore dominante è l’ocra della sabbia/terra di quella landa.

L’orientale mi rende il business plan del mio progetto e così scopro che ha tolto un dispositivo ausiliario (nella realtà l’ho fatto anche io) e lo ha sostituito con una retina a tappeto rotante.

L’idea mi piace ma noto che mentre io ho fatto tutti bei disegni lui si è limitato a copiare un disegno di una cosa simile giusto per dare l’idea: lui non ha perso tempo a fare un bel disegno.

In un’aula magna c’è tanta gente per una conferenza dell’Orientale; io lo ringrazio per l’apporto dato e faccio l’esempio del dito in cancrena che io non mi taglierei, se fosse il mio, ma che il bravo chirurgo mi taglierebbe per salvarmi la vita.

Fuori dall’aula magna ci sono dei bambini che giocano con una specie di automobile di plastica, grande come una scarpa, nel modo tipico di tenerla col braccio teso sopra un tavolino strusciandola avanti e indietro. L’Orientale e io notiamo con meraviglia che in effetti è un giocattolo del mio progetto; siamo stupiti e vorremo sapere da dove viene, chi l’ha fatto… Ci avviciniamo, lui alla madre dei bambini, con fare goffo e atteggiamento interrogativo, con l’indice alzato ma senza riuscire a parlare; io ai bambini e approfittando di una loro pausa nel gioco afferro il giocattolo e lo capovolgo: è un guscio vuoto con delle ruotine, non contiene né il brevetto né l’idea; ne sono moderatamente sollevato.

Sono a pranzo a casa dell’Orientale; c’è sua moglie e un paio di figli, sono gentili: i bambini giocano educatamente, la moglie è sorridente e lui sempre serio.

La stanza è lunga e stretta, il tavolo, per il lungo, in un angolo;  l’Orientale è seduto in fondo, a capo tavola, sollevato rispetto a me e sua moglie; io devo sedermi alla sua sinistra ma dietro alla mia sedia c’è quella di sua moglie che quindi non siede a tavola ma sta alle mie spalle. Lo spazio è stretto e io mi incastro fra il tavolo e la donna, non completamente, rimanendo un po’ inclinato e in una posizione scomoda. Per di più sul tavolo c’è una cosa alta, di forma regolare, che occupa la maggior parte dello spazio alla mia sinistra così che il mio posto è come se fosse uno stretto sportello di un ufficio vecchio stile: da una parte il muro e dall’altra l’ostacolo.

Così son seduto di traverso, incastrato fra il tavolo e la donna e con lui che sta alla mia destra un po’ in alto; i bambini giocano più in là ed è evidente che mangeremo solo lui ed io mentre la moglie no.

Quando mi siedo non mi accorgo della presenza o meno di piatti e portate né mi accorgo di qualcuno che li porti in tavola. La portata è una testa umana uguale alla testa del padrone di casa.

Una testa a testa: una per me una per l’Orientale; una testa glabra, color giallo oro carico, con un aspetto cinese, rubicondo, soddisfatto e tranquillo, posata nel piatto dritta sul collo, con un qualche sughetto alla base. Non fa ribrezzo o schifo ma mi imbarazza.

L’Orientale si volta verso di me e sua moglie guardandoci dall’alto verso il basso e finalmente si apre in un sorriso; dice alla moglie, contento e compiaciuto, “lui è geniale”, riferendosi a me. Anche la moglie, che invece sorride sempre, è contenta e compiaciuta ma non dice una parola.

La pelle della testa viene via come fosse una maschera di silicone, con i fori degli occhi e della bocca; la carne è bianca, della consistenza del petto di pollo, si stacca con la forchetta, a pezzi, facilmente: è buona, saporita, morbida, con un gusto leggero e delicato. Io non avevo mai mangiato carne umana e mi meraviglio di questo sapore così buono e a me gradito ma mangio solo due o tre bocconi, staccati dallo zigomo di sinistra. Non noto se lui mangi o no.

Mi alzo e cammino lungo il tavolo verso una saletta che forse è l’ingresso. C’è un tavolino con su un vassoio di caramelle gommose e colorate, a forma di bambini, mentre i bambini veri dell’Orientale mi giocano intorno educatamente e senza arrecarmi il minimo disturbo.

Nel sogno mi ricordo che quelle caramelle hanno una valenza non apprezzabile, non ricordo più quale ma come se fossero alieni, e per quella ragione in un’altra occasione onirica mi venne dato l’incarico di distruggerne alcune, un po’, e io le distrussi in un modo scientifico ma non mi ricordo né come né chi mi diede quell’incarico. Con una forchetta infilzo con una certa violenza un po’ di queste caramelle e le divoro.

I bambini parlano del nonno con qualcuno ma non si intendono se materno o paterno e allora io suggerisco di ribattezzare i nonni con nonnamà, nonnapà, nonnopà e nonnomà.

Torno verso il mio posto ma mi pare che loro, l’Orientale e sua moglie, non ci siano più; forse sua moglie è dall’altra parte del tavolo, in un’altra stanza che affaccia sul tavolo, come fossimo un una sorta di tavola calda cinese.

I piatti con le teste non ci sono più e al mio posto c’è una coppetta d’argento o di porcellana, piena di cioccolatini incartati con carta metallica lucida, brillante e di tutti i colori.

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Caro Grillo,

ti ho votato ma ti prego, tiprego! tiprego! tiprego! non dirmi che hai soldi o hai a che fare con soldi in un paradiso fiscale!
Il primo punto da affrontare è l’ipocrisia!
Il primo nemico da abbattere è l’ipocrisia!!
E mi pare (non “pareva” perché sono ancora solo voci) che tu voglia farlo.
Il secondo punto è la qualità della vita e del benessere possibile.
Il primo nemico della qualità della vita e del benessere possibile è la speculazione finanziaria.
La massima espressione dell’ipocrisia nella speculazione finanziaria sono i paradisi fiscali.
Non saranno stati mica gli abitatnti aborigeni di Costa Rica, Cayman, Santa Lucia, Isole Cook ecc. ad aver avuto la geniale intuizione di fondare banche fantasma per accogliere ingenti capitali in fuga dalla legalità!?
E l’Isola di Mann, il Liechtenstein, il Lussemburgo, la Svizzera?
E il Belgio (Membro Fondatore dell’Unione Europea) che tira a fottere i francesi offrendo vantaggi ai Depardieu di turno per essere a sua volta fottuto dal gentiluomo Putin (quello che ci vende il gas contrattato dal nostro ex premier e suo grande amico Silvio e che passa o passerà nel gasdotto “promosso” dagli stessi e del quale sono/saranno soci)??
Le Cayman hanno l’Union Jack inglese nella loro bandiera e il loro capo di stato è la Regina Inglese e anche le Isole Cook, Bermuda, le Isole Vergini… e l’Isola di Mann E’ Inghilterra!!
E San Marino è un quartiere di Rimini, CAZZO!
Sono le grandi banche europee e nord-americane che aprono sportelli paradisiaci in mezzo agli oceani. Sono le nostre banche, quelle degli scandali e a cui bisogna dare soldi a miliardi per salvarle, che portano i soldi in quei paradisi. Ci sono siti come questo http://paradisifiscaliltd.com/ o questo http://www.paradisi-fiscali.com/ che si trovano al primo colpo su Google e che spiegano come fare a fottere il mondo.
Hai capito Grillo?
Primo punto: combattere i paradisi fiscali, chi li genera, chi li gestisce, chi ci si arricchisce… fosse anche la Regina d’Inghilterra.
Capito?
E poi: se uno abita in Costa Rica e vuole aprire una società la apre in Costa Rica, ovvio.
Quella società avrà un’ipotesi di oggetto sociale, ovvio.
Magari si creano condizioni per cui sarebbe stato meglio averne 2 di società e allora apri la seconda, ovvio.
Ma 13!!
Dico 13 società per non fare nulla??
Dice: ma hanno un capitale versato minimo, di solo 10.000 € o $, non so, per società.
Cioè tu tieni 250 milioni o più delle vecchie lire fermi in 13 società, dico 13, per non fare nulla????

digitale terrestre

Cara RAI

Cara RAI, in questa fredda sera di febbraio Le scrivo… lo so lo so, c’è il Festival di Sanremo e l’avrei anche visto volentieri ma non posso, e allora Le scrivo… no, no: ce l’ho la televisione e ho anche pagato il canone, tranquilla; mi chiede perché allora non vedo il Festival? Ma perché non si vede! Cioè, si vedono quadrettini, righe… insomma, si vede quello che ho messo qui sopra, ecco, e si sentono fastidiosissimi gracchiamenti vari. Quindi io non posso vedere il Festival di Sanremo.
Ho addirittura pensato di non pagarVi più il canone perché la RAI, nella mia televisione, si vede come nella foto qui sopra per sei mesi all’anno e naturalmente non nei mesi e nelle ore che scelgo io ma così: a cazzo. Non si vede nemmeno Mediaset e nemmeno La7 mentre si vede benissimo DJ e anche Cielo e Focus e… non Vi interessa? Lo so, è giusto. Voi non rispondete per gli altri ma solo per Voi stessi. Beh, delle Vostre: nessuna! Non si vede niente, nemmeno RAI YoYo.
Quindi non vorrei più pagarVi il canone ma poi m’è venuto in mente che Voi, evidentemente conoscendo la qualità del servizio, Vi siete tutelati! Eh già: non è che il canone si paga per vedere la RAI; si paga per poter tenere in casa un televisore anche se non si vede niente, anche se è rotto, anche se non è un televisore ma una pia illusione. Bravi! No, dico: veramente. Bisogna essere furbi per tutelare il proprio business e Voi lo siete. Furrrrbi come la volpe. Forse non siete abbastanza competenti per far funzionare il mitico digitale terrestre o forse Vi siete spesi male il mio canone, non so; ma clausole sulle Vostre competenze tecniche o su come spendere i soldi nel contratto del mio canone non ce ne sono. C’è solo la clausola che io devo pagare comunque, anche se il televisore fosse esploso. La tassa di proprietà: geniale! Hai una casa? Tassa di proprietà. Anche la macchina? Tassa di proprietà. Il tostapane? Tassa di proprietà. Ma guardi: è un regalo di nozze, non l’ho mai tirato fuori, mai fatto un toast e quello che me l’ha regalato mi sta pure antipatico… Tassa di proprietà solo perché c’è, oppure lo distrugge e ci porta un certificato di distruzione. Telefonino? Tassa di proprietà! Non ha campo? Lo usi in campagna che li i campi ci sono. Autoradio? Tassa di proprietà. Ma se l’accendo cerca stazioni in continuazione e parla a sprazzi e non riesco a seguire nulla e… Tassa di proprietà. Servizio di piatti della nonna? Tassa di proprietà! Tassa di proprietà! Tassa di proprietà! Speriamo che non prenda piede. Tassa di proprietà! Su cosa? Il piede. Ma cazzo! Tassa di proprietà! Su che? Sul…? Certo, tassa di proprietà! Lei ha una tassa di proprietà? Tassa di proprietà sulla proprietà della tassa di proprità. Di tutto di più? Tutte tasse di proprietà.
E beh, peccato che non possa vedere il Festival di Sanremo.
Urca, mi son distratto e non mi ricordo più cosa volevo dirVi quando ho cominciato a scrivere. La mia mamma diceva che se ti dimentichi quello che volevi dire allora vuol dire che non era poi così importante. Forse è così: non era importante.
Se mi viene in mente qualcosa di importante Vi riscrivo, occhei?
Grazie comunque cara RAI e buona sera.

Cara amica ti scrivo…

Vuoi tornare qui? ma lo sai cosa ti aspetta?
E’ scoppiato lo scandalo Monte dei Paschi – Antonveneta.
Adesso ci mancano 4 miliardi di € da dare alla banca per salvarla (l’importo di tutta l’IMU).
Monti, però, ridurrà l’IMU perché ormai la Banca é salva (con l’IMU di prima, pare).
Anche Bersani ridurrà l’IMU, ma perché é un po’ comunista.
Berlu la toglie, e toglie anche bollo auto e abbonamento RAI; della Banca non si preoccupa perché é vero che in quella Banca ha i suoi conti ma é sicuro del salvataggio di Monti.
Ingroia aveva superato la soglia del 5% (nei sondaggi) e prometteva arresti di massa degli evasori (o degli evasi?… non ricordo), poi la giudice Bocassini gli ha dato del magistrastrucolo e così ha perso 2 punti %.
C’é il problema delle persecuzioni, perché la persecuzione della magistratura alla magistratura viene vista positivamente da una certa parte mentre altri pensano che sarebbe meglio limitarsi a perseguitare soltanto quella certa parte.
Anche il PD perde punti, per via del MPS.
Grillo sbraita, ringrazia e sale.
Casini e Fini si sono salvati il culo all’ombra di Monti.
Monti finirà col perdere definitivamente la faccia per via del culo pieno (di Fini e Casini).
Berlu invece sale nei gradimenti e, dopo Santoro, ha assestato un altro durissimo colpo vincente (masterstroke o culpus magistralis): ha acquistato Balotelli! per il Milan, intendo.
Lo schizzo é stato 2 punti % in più, per il PDL, intendo.
Da cui si evince come gli italiani siano attenti nel fare i giusti collegamenti fra fatti e promesse, anche in ambiti diversi ma strettamente collegati fra loro come calcio, politica e nuovi italiani (i negher cui fare booo booo alla prima occasione), pronti a trarre le conclusioni più logiche: Berlu é un uomo del fare e non delude mai: aveva detto che Balotelli era una mela marcia? e poi l’ha comperato! mica promesse al vento.
Sì, perché una settimana fa aveva detto che Balotelli era una mela marcia che messa nel cesto delle virtù del Milan avrebbe mandato tutto a… puttane.
Puttane?
Cambio di strategia e Balotelli é al Milan: 2 punti in più!
Insomma: una storia di raccolte punti, puttane e persecuzioni.
Già, anche persecuzioni!
La Bocassini perseguita Ingroia.
Ingroia e Vendola perseguitano i ricchi.
I ricchi perseguitano il popolo dei lavoratori e aspiranti tali.
La gente perseguita la politica con l’antipolitica (Grillo e il Milan).
Anche i banchieri perseguitano la politica chiedendo però più politica (i soldi da spartirsi per risanarsi).
La politica perseguita la gente con nuove tasse per salvare i banchieri e pagarsi i luculliani banchetti e vizietti.
Nessuno perseguita le banche.
Tutti perseguitano Berlusconi.
E Berlusconi (ipse dixit Vittorio Feltri) candida “mignotte”.
La lega si chiama fuori al grido “Padania Libera”.
E’ la solita storia!
Ora, al grido “salga in politica, cazzo!”, siamo in attesa di sapere il collocamento politico del C.te Schettino che, probabilmente, sarà capolista.
Certo, non si sa la lista! ma é il carisma del personaggio che conta.
La povera Italia sta andando in malora, credimi: c’é il dramma all’orizzonte e l’orizzonte é sempre più vicino.
Ormai l’orizzonte non é più all’orizzonte ma proprio qui davanti.

ricerca di una equità fiscale possibile

Un sistema fiscale più equo deve condiderare due aspetti fondamentali
1. come viene generato il reddito
2. come viene speso il reddito

1) Generazione del reddito

Diversi tipi di attività sono in grado di generare reddito ma occorre trovare un coefficiente che leghi il reddito prodotto dalla singola attività al coinvolgimento sociale di detta singola attività individuando un rapporto tra l’unità di reddito prodotto e il numero di persone coinvolte nella sua generazione. Per esempio:
L’azionista che con operazioni di compravendita di azioni genera un reddito pari a 100 dovrebbe essere catalogato con un rapporto 100/1 poiché genera il reddito 100 con il coinvolgimento di un’unica persona fisica (sé stesso) ed essere assoggettato ad un coefficiente di tassazione pari a 100.
L’imprenditore agricolo che genera lo stesso reddito pari a 100 impiegando nella sua azienda 99 lavoratori agricoli dovrebbe essere catalogato con un rapporto 100/100 poiché genera il reddito 100 con il coinvolgimento di 100 persone fisiche (compreso sé stesso) ed essere assoggettato ad un coefficiente di tassazione pari a 1.
Quando lo Stato definisse in “x” il valore medio delle entrate necessarie in una gestione fiscale il primo operatore sarebbe tassato di x*100, il secondo di x*1.
E’ chiaro come questa esposizione sia grezza, superficiale e priva dei necessari approfondimenti ma l’intenzione è quella di rendere evidente lo spirito che dovrebbe guidare la formazione dell’aliquota fiscale applicata al reddito: il reddito prodotto attraverso una attività che impiega lavoro distribuito su più persone fisiche con la conseguente distribuzione di ricchezza DEVE essre tassato meno, molto meno, del reddito prodotto senza alcun coinvolgimento sociale e senza redistribuzione di ricchezza derivante da lavoro.

2) Spesa del reddito

La persona fisica che ha generato reddito per sé stessa lo spende per il suo benessere.
La premessa è la definizione di benessere e dei suoi livelli attraverso l’individuazione di panieri di beni e servizi necessari e sufficielnti a definire i consumi che caratterizzano il tipo di benessere cui si riferiscono. E’ il bene o servizio che viene individuato e tassato secondo il paniere di appartenenza mentre il consumo di quel bene o servizio non definisce il livello di benessere del suo consumatore. L’identificazione dei livelli di benessere, la definizione del loro numero e delle loro caratteristiche è sicuramente complessa e non ha fine punitivo o limitante della umana tendenza a raggiungere limiti sempre più spinti di benessere ma solo di redistribuzione della ricchezza in funzione del benessere sociale medio che è anche alla base della possibilità di godere di elevati tassi di benessere. Avere una elevata possibilità di spesa in un contesto che ne impedisca la realizzazione è inutile per lo stesso portatore di ricchezza; per esempio: se compero un’automobile è necessario che ci siano le strade, la segnaletica, i semafori, i parcheggi, i garages, le stazioni di servizio, le officine meccaniche, organismi di pronto intervento in caso di incidenti, ecc.
I panieri contengono, in linea di massima, beni e servizi definiti in identico modo e che afferiscono alla soddisfazione delle stesse esigenze di benessere, con la differenza della quantità di energia (in senso lato) necessaria a produrli.
L’elenco dei beni e servizi richiede approfindite analisi e qui, solo a titolo esemplificativo, citiamo una incompleta ipotesi di classi da collocare in un paniere: alimentazione, abbigliamento, casa, salute, istruzione, energia, beni strumentali, ecc.
Ogni categoria conterrà a sua volta un elenco di singoli beni: fra gli alimentari ci sarà sicuramente il pane. Per il prodotto pane sarà possibile individuare un tipo di pane che possa essere definito “di base” per la realizzazione del livello di benessere anch’esso di base.
Per esempio il pane di base sarà quello fatto di farina tipo xx condito con questo e quel condimento, cotto in un certo modo. Risorse, materie prime, forza lavoro, investimenti ecc., necessari a produrre quel pane, trasformati in una “quantità di energia” costituiranno l’unità di misura per la valutazione di tutti i tipi di pane. Se, per esempio, a quel pane unisco olive e capperi la quantità d’energia necessaria a produrlo salirà di un tot per cento.
I panieri sono classificati proprio in funzione di queste percentuali di quantità d’energia.
Il primo paniere, quello di base e che garantisce il livello minimo accettabile di benessere, conterrà tutti i beni e servizi realizzati con il più basso livello d’energia possibile.
Quando uno di questi beni o servizi supererà del 10% (per ipotesi) il livello d’energia necessario a produrlo rispetto a quella di base passerà al secondo paniere e così via.
Ogni paniere definisce il livello di tassazione per la produzione e di valore aggiunto per il consumo.
Gli intervalli d’energia sono costanti. Il numero di panieri è illimitato.
Se il concetto di vacanza rientrasse nel benessere di base, una vacanza su Marte non potrebbe stare nel paniere successivo a una vacanza a Dubai (ammessso e non concesso che Dubai rappresenti il massimo delle vacanze sulla Terra) ma dovrebbe essere classificata in base a quante volte occorrerebbe incrementare del 10% l’energia necessaria alla vacanza di base per poter andare in vacanza su Marte.

Applicando questi due concetti avremmo che, per esempio:
il produttore di pane genera un reddito attraverso l’impiego di “n” risorse umane e quindi il suo reddito sarà tassato con un coefficiente di 100/n.
Il suo reddito (il 100) si genera sulla linea di 3 (per esempio) tipi di pane: pane base, all’olio e con le acciughe, che appartengono a 3 panieri diversi.
La produzione del pane base avrà imposizione fiscale minima (per esempio 5%); la vendita con IVA minima (per esempio 2%). Il pane all’olio risponderà alle aliquite del suo paniere, per esempio imposizione fiscale del 7% e IVA del 10%) e il pane con le acciughe imposizione fiscale del 35% e IVA al 25%. Quando il produttore di pane andrà a spendere il suo reddito ridistribuirà ricchezza in funzione del livello di benessere che deciderà o sarà in grado di attribuirsi.

I numeri sono messi a casaccio e solo per rendere intellegibile il testo mentre quel che conta è il meccanismo che dovrebbe generare quei numeri con aliquote e moltiplicatori tutti da studiare e individuare.

SB vs SP: KO!

Servizio Pubblico: Berlusconi batte Santoro per K.O.
E fin qui siamo tutti d’accordo ma mi pare che nessuno abbia rilevato queste possibili ragiuni della sconfitta di SP:

1) la totale impreparazione dello staff di Santoro
a partire dalla sigla (sbagliata) evocante la corrida (avrebbero divuto usare quella di Corrado e dei dilettanti allo sbaraglio) e dalla prima domanda.
Se prevedi una corrida, un combattimento all’ultimo sangue, ti prepari, ti alleni e non ti presenti pieno di una sicumera inutile, anzi dannosa, ai fini del combattimento.
Gli vai a chiedere “se lei… un dirigente… chi sceglierebbe?” e non prevedi fra le possibili risposte quella più ironica e probabile da parte di uno come SB? “se si chiamasse Silvio Berlusconi: Sì!”
E già quello è un uppercut mica da niente, subito, al primo minuto di gioco: ha già catturato simpatia, ha già dimostrato sicurezza e prontezza di spirito, già un tot. di pubblico avrà pensato: cazzo Silvio: è sempre Silvio!
E poi tutto il resto: l’imprenditrice che doveva distruggerlo e invece era d’accordo con lui; il solito elenco di Travaglio che avrebbe potuto essere sostituito da un “come già detto” per poi affrontare un tema specifico, anche Ruby, per l’amor del cielo, ma allora ti scanni su Ruby fino all’ultimo particolare; poi gli andate a chiedere di Barbara Matera senza precisare “unica sopravvissuta dopo il ciclone Veronica Lario” e lui vi risponde che l’hanno eletta in 130.000?! mi sarei aspettato un manifesto elettorale, una lista, uno stampato con su la Daddario candidata in Puglia!!! O vi eravate accordati che della Matera si poteva parlare e della Daddario no?
E l’isipienza dell’intervento di Dragoni monotono, poco incisivo e soverchiato dalla risposta di SB mentre tenta sottovoce dei “sì, ma, però…”
Anche le vignette di Vauro sono state scadenti rispetto al solito.
Insomma: come vi siete preparati? con queli obbiettivi? quale allenatore? avete fatto le prove?

2) Il livore di Santoro.
Santoro da un certo momento in poi ha assunto un’espressione di livore e astio che, forse, era semplicemente la manifestazione dei suoi reali sentimenti: assolutamente leciti, per l’amor del cielo, ma se combatti non puoi farti guidare da livore e astio perché son sentimenti che fanno perdere la ragione e il filo della strategia, specialmente di fronte ad un avversario che invece ha un unico sentimento: la totale pienezza del suo sé, presunto immenso! a cui la tua perdita di lucidità indotta da livore e odio ha solo permesso di eccedere nell’irriderti.

Quanto all share: obbietto!
Lo share non certifica null’altro che i dati di ascolto e il guadagno traibile dalla pubblicità.
Se si trasmettesse in diretta l’esecuzione capitale di una presentatrice TV lo share sarebbe altissimo e lo sarebbe anche per una prestazione porno di Bruno Vespa o per un interrogatorio con torture inflitto a Dell’Utri, nomi che cito solo come esempio di personaggi noti.
Lo share non certifica né qualità, né valore, né professionalità.

Berlusconi vs. Merkel

Certo i tedeschi sono tedeschi e nell’inconscio collettivo possono suscitare timori o resuscitare terrori.
Però il tempo è passato e i figli non portano le colpe dei padri, pur essendo i loro figli.
E comunque: uno non valuta la storia passata dei tedeschi per decidere se è meglio una Mercedes o una Fiat.
Allora vorrei fare la seguente domanda agli italiani e anche al dr. Berlusconi:
se alle prossime elezioni si presentassero il dr. Berlusconi stesso e poi Bersani, Grillo, Montezemolo, Casini, Maroni, Fini, La Russa, Vendola, Formigoni, Della Valle, Monti, Passera e la Santanchè e poi si presentasse anche la Merkel e la Merkel facesse promesse elettorali del tipo:
–      in dieci anni risistemo il sud Italia come ho sistemato la Germania dell’est
–      rimetto a nuovo Milano, Roma, Napoli e Palermo come ho rimesso a nuovo Berlino
–      risistemo le scuole italiane come quelle tedesche
–      rimoderno e faccio funzionare i mezzi pubblici
–      trasformo gli Enti Pubblici in servizi razionali ed efficienti
–      faccio in modo che l’industria possa dare lavoro e stipendi come accade in Germania
–      trasformo le Fiat in Mercedes ecc. ecc.
voi, italiani, per chi votereste?
Lei, dr. Berlusconi, voterebbe per sé stesso?? Se sì, perché?